È stato l’ultimo dolce che ho preparato nel 2017, l’anno della sua rivincita nei miei confronti, l’anno in cui ha voluto riprendersi lo spazio che meritava.
Per il cenone con gli amici ha vinto senza sforzo nella sfida con il profiteroles, perché quando dici tiramisu qualcosa automaticamente scatta ed anche il goloso più timido cede.
Cede immaginando già la morbidezza, la cremosità e vedendosi affondare il cucchiaio senza pensare molto o forse ricordando quello che gli faceva sua nonna quando era piccolo, chissà.
Io, invece, non ho tiramisu nella mia storia di piatti familiari e lui, il dolce, lo ha capito ed ha trovato altre vie per farsi spazio nelle mie scelte e conquistarmi, infine.
Non ho memoria di averne mai mangiato uno preparato dalle mie nonne, che pure in cucina si davano molto da fare, mentre mia mamma ne alternava la crema ed i biscotti con frutta, in alcune occasioni di festa.
Non è stato certo il primo dolce che ho cucinato da sola, quel ruolo da pioniere se lo giocano il salame di cioccolato e la torta rovesciata all’ananas, difficile ricordare con esattezza quale dei due.
Dunque, nel ricordo il tiramisu appare come un dolce delle feste di compleanno, quasi sempre nel suo stampo rettangolare accanto alle altre torte, con la classica spolverata di cacao.
Per entrare nella mia vita ha scelto vie facili e ruffiane.
Piace ai francesi che lo venerano come un dessert fondamentale per un menu da bistrot che si rispetti e lo declinano- come è loro abitudine con i classici- in tutte le possibili varianti e rivisitazioni.
Vederlo scritto sulle lavagne esposte nelle vie parigine mi ha fatto capire quanto piaccia a tutti, quanto metta d’accordo chiunque.
Poi però è anche entrato in casa con frasi buttate lì- “certo, il tiramisu non lo fai mai”- e risposte chiare e definitive alla domanda “che dolce vorresti per il compleanno?”.
Mi sono dovuta porre il problema, insomma.
Ma c’era quella storia delle uova crude, il mio storcere il naso e cercare modi alternativi a quello che si faceva quando ero piccola ed oggi, come pasticcera, non riuscivo più a concepire.
La quadratura del cerchio è arrivata per tentativi, dopo meringhe all’italiana e pâte à bombe varie, bilanciamenti e test su persone fidate- nessuno si è tirato indietro, figurarsi.
Alla fine la soluzione è stata più semplice del previsto ed ha accontentato e convinto anche i più fedeli alla versione classica.
Quelli che se pensano ad un peccato di gola serio, sono già lì davanti alla ciotola a spostare il velo di cacao e tuffare il cucchiaio.
Quelli che possono discutere per ore se sono meglio i savoiardi o i pavesini (i primi, per me, grazie).
Quelli che “è il mio dolce preferito”.
Insomma, alla fine ha vinto lui.
INGREDIENTI
Per la crema
300 ml di latte fresco
75 g di zucchero semolato
18 g di amido di mais
48 g di tuorli
300 g di mascarpone
Per la bagna
120 g di caffè della moka
80 g di zucchero semolato
Per completare
Savoiardi
Cacao amaro in polvere
Cioccolato fondente in pezzi
PROCEDIMENTO
- Preparare la bagna aggiungendo lo zucchero al caffè caldo e mescolando fino a quando non si scioglie.
- Preparare la crema montando con le fruste i tuorli insieme allo zucchero e all’amido.
- Scaldare il latte e quando inizia a bollire aggiungere la miscela di tuorli, zucchero ed amido e mescolare rapidamente con una frusta fino all’addensamento.
- Fuori dal fuoco aggiungere il mascarpone e mescolare bene per rendere la crema uniforme.
- Stenderla in un vassoio, coprirla con la pellicola e metterla in frigo a raffreddare.
- Per comporre il dolce fare un fondo di savoiardi passati nella bagna ed alternare a piacere la crema, i pezzetti di cioccolato ed i biscotti.
- Finire con uno strato di crema e far riposare in frigo almeno per un’ora.
- Spolverare di cacao amaro prima di servire.
NOTE
Per un tiramisu davvero artigianale, preparate i vostri savoiardi il giorno prima, con la ricetta che trovate qui.